Chi Siamo

Nacque tutto in un prefabbricato, come ce n’erano quasi ovunque, in Friuli, di quei tempi. Anno domini 1978, due dopo il terremoto del 1976, che fece 989 vittime. Prima si costruiscano le fabbriche assieme alle case e infine le chiese, aveva detto il vescovo Alfredo Battisti per spingere il popolo a rialzarsi. Col sisma nel passato prossimo, è logico che i luoghi d’incontro costretti in stabili di fortuna fossero ancora molti. Come il Bar Adua a Tolmezzo, “accampato” in una baracca a pochi passi dall’ingresso degli spogliatoi dello stadio Fratelli Ermano che – per inciso – aveva ospitato la tendopoli dopo la prima scossa dell’Orcolat, l’orco malefico che nella credenza popolare raffigura una creatura terrificante madre del terremoto. Dietro il banco c’erano Ervé e sua moglie; attorno a un tavolo una dozzina di persone, i pionieri dell’associazione allenatori in Carnia.

Ha un sapore vagamente retrò pensare a quei posti e tempi, per chi ha avuto la possibilità (e la fortuna) di viverli. Il sapore del pallone a pentagoni neri ed esagoni bianchi, alla maniera del “Telstar”, introdotto ai mondiali messicani del 1970 perché fosse ben visibile alla tv, che era ancora in bianconero. Il sapore di bevande come il Biancosarti, finiti oggi nel Chi l’ha visto degli scaffali dei bar. Il rumore della cassetta dei medicinali da portare in panchina fatta in casa in legno. L’odore dell’olio canforato sui muscoli e della chewingum alla cannella.

Gran periodo per gli allenatori il 1978: teorie nuove che si affermano, prima fra tutte quella del Calcio Totale, praticato dall’Olanda con l’effervescenza pedatoria di Johan Cruijff in campo e del direttore d’orchestra Marinus Jacobus Hendricus Michels detto Rinus, colui del quale il numero 14 più famoso della storia del calcio (Cruijff, appunto) ebbe a dire: “Sia da calciatore che da allenatore non c’è nessuno che mi abbia insegnato tanto quanto lui”.

Spartiti nuovi, violinisti che battono la grancassa, flautisti che producono assoli al pianoforte. Un mondo inchiodato sul dogma libero-stopper-mezzala-centravanti che perde i riferimenti come una bussola in un campo magnetico. In quest’atmosfera, post apocalittica per il Friuli e neo tattica per il mondo del calcio, nasce a Tolmezzo, in un prefabbricato adibito a bar, la sezione carnica dell’Aiac, Associazione Italiana Allenatori Calcio. A promuoverla c’è un gruppo di nomi che in vario modo ha fatto la storia del calcio della montagna friulana: Otello Petris, Claudio Brollo (saranno il primo e secondo presidente), Valdi Collavizza, Edo Rainis; Bruno Mongiat; Romeo Pittoni ed Ermano Collinassi. A muovere la voglia di organizzarsi in una forma associata “La spinta a confrontarci”, racconta Otello Petris, il decano dei “mister” locali. Classe 1933, le strisce bianconere della maglia della Moggese “tatuate” sulla pelle e l’indiscusso carisma di “totem” delle panchine carniche.

Dopo di lui, alla carica di presidente della sezione succederanno Claudio Brollo, Geremia Gonano, Gianni Timeus, Mario Revelant, Roberto Copetti e Fausto Barburini.